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IMPASTATO, UN COMBATTENTE, UN COMUNISTA MORTO PER LA LIBERTÀ - di Salvatore Audia


*Lo stesso articolo è presente nel numero di settembre de "ILQUINDICINALE"

Il quattro settembre scorso, mentre raggiugevo piazzetta Frate Giuliano per assistere ad un incontro sulla legalità, la mente per qualche istante tornava al 26 maggio del 2017, quando ebbi l’occasione e l’onore di conoscere e chiacchieravi per un paio d’ore, Salvatore Borsellino. Non stavo nella pelle. Prima che lui ripartisse, pranzammo alla rosticceria della stazione. Avevo difronte il fratello di Paolo Borsellino, barbaramente assassinato da cosa nostra assieme ai cinque agenti della scorta. Ascoltare la voce roca di Salvatore, con la tipica cadenza dei siciliani, la sua “rrabbia” per le mancate verità sui veri mandanti dell’uccisione di Paolo, i depistaggi, l’agenda rossa, le annuali e sempre uguali commemorazioni, mi emozionò molto; mentre lo ascoltavo, intorno, percepivo la presenza di Paolo.

La stessa sensazione che di lì a poco avrei provato nel centro storico di San Giovanni in Fiore, dove la CGIL di Cosenza ha organizzato un incontro sul tema della legalità con al centro Peppino Impastato, anch’esso assassinato dalla mafia. Paolo un uomo di legge, un magistrato. Peppino, un giovane giornalista, nato in una famiglia legata a cosa nostra, ma dalla quale presto ne prese le distanze, per combatterla quella mafia, diventando fervente “attivista antimafia”. Ma Peppino Impastato era anche un militante politico. Iscritto a “Democrazia Proletaria”; una connotazione ben precisa la sua, che non lasciava e non lascia spazio verso quale direzione, oggi, se fosse ancora in vita, rivolgerebbe il suo sguardo. Lo ha ribadito la stessa Luisa impastato, nipote di Peppino, (figlia del fratello Giovanni) ospite dell’incontro. Nata nove anni dopo la tragica morte dello zio. Luisa è la Presidente dell'Associazione “Casa Memoria”, un luogo totalmente intriso della presenza di Peppino: ”mio zio, non l'ho conosciuto – ha esordito la Impastato -  se non attraverso le parole di mia nonna Felicia, sua madre, con cui ho avuto il privilegio di crescere, ed è grazie a lei se io oggi sono qui a raccontare la sua storia…..”.   

Un incontro, quello organizzato dalla CGIL, che ha toccato temi importanti: sociali, culturali, politici; una manifestazione di spessore, rivolta soprattutto alle nuove generazioni - molti i giovani presenti. Un invito rivolto proprio a loro, ad approfondire lo studio sulla figura di Peppino Impastato, la sua vita, il perché della sua morte; col tempo poi diventato simbolo di lotta alla mafia. Qualche polemica è scaturita sulla connotazione politica della manifestazione, definita da “comizio elettorale”. Comunque la si pensi, a quel tavolo, oltre agli organizzatori: Giovambattista Nicoletti (segretario FLAI-CGIL Cosenza e moderatore dell’incontro); Maria Grazia Cortese (Responsabile CGIL-SGF) - erano presenti anche: Luisa Impastato (presidente di “casa memoria Felicia e Peppino Impastato”); Anna Laura Orrico (deputata del Mov. 5 Stelle); Maria Locanto (della Direz. Naz.le Partito Democratico); Domenico Passerelli di Rifondazione Comunista, in sostituzione di Gianmaria Milicchio (segr. prov.le Rifondazione Comunista - CS); Massimiliano Ianni (segr. gen.le CGIL-CS); Maria Antonietta Sacco (già vicepresidente di Avviso Pubblico) - Salvatore Veltri (dell’Ass.ne. “I Spontanei”).

Al netto della connotazione politica che le associazioni presenti potrebbero o no avere, in piazzetta Frate Giuliano, colma di gente, abbiamo visto seduto insieme a parlare di legalità il “campo largo” di cui tanto si parla a livello nazionale, o comunque gran parte di esso. Hanno fatto politica? Si! Perché no? È dal momento stesso che al mattino ci alziamo dal letto che con i nostri comportamenti facciamo politica. Fare politica non è reato. Fare i mafiosi è reato. Intimidire, è mafioso. Faceva politica anche Peppino Impastato che nel 1978 si candidò per le comunali a Cinisi nelle liste di Democrazia Proletaria, ma prima di quelle elezioni, il 9 maggio, su mandato di Gaetano Badalamenti che di mestiere faceva il capo mafia, venne ucciso. Ma gli elettori di gli accordarono comunque il loro consenso scrivendo il suo nome sulla scheda, 199 voti per l’esattezza. Impastato, un combattente comunista morto per la libertà si direbbe. Le elezioni rimangono sempre un momento di democrazia, sta agli elettori scegliere da quale parte stare, di certo vi è solo un fatto: Peppino Impastato non stava e non starebbe né coi fascisti e né coi mafiosi

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