Le elezioni regionali impattano sul futuro politico di San Giovanni in Fiore: candidati, strategie locali, accordi e disaccordi
- Prl Notizie dal Territorio - S. Audia - giornalista
- 6 giorni fa
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di Salvatore Audia
Non vi è dubbio che le prossime elezioni regionali possano diventare uno spartiacque, soprattutto per il nostro territorio. Due dei tre candidati a queste elezioni, Giovanbattista Nicoletti e Domenico Lacava, sostengono Tridico, in due liste diverse. L'altra candidata, Rosaria Succurro, sindaca in carica, sostiene invece Occhiuto. La battaglia sarebbe tutta tra questi tre nomi, se non fosse, come le regole consentono, che altri candidati dello stesso collegio, del quale il nostro paese fa parte, non venissero a "pescare", come di sicuro accadrà, in questo stesso bacino elettorale.

Ma restiamo al nostro territorio e ai candidati che esprime. La conta è ineluttabile. Al di là di Occhiuto e Tridico, queste elezioni rappresenteranno una sorta di prova tecnica su come San Giovanni in Fiore si orienterà anche per il futuro. Chiariamo: un conto sono le regionali, un altro conto saranno, fra pochi mesi, le comunali, il tutto condito da moltissime incognite.
La prima su cui ci soffermiamo è l'eventuale vittoria di Occhiuto con la possibile elezione di Rosaria Succurro, che, se si materializzasse e lei scegliesse lo scranno regionale, sarebbe costretta a lasciare il comune (che verrebbe commissariato) e anche la presidenza della Provincia, decadendo pure dalla carica di presidente calabrese dell'ANCI. Nella baraonda di santi e santini che, dalla carta, sono passati ad intasare ogni telefonino possibile, in molti si chiedono: "Come andrà?". Noi tentiamo di fare delle ipotesi, pur sapendo che tutto è possibile.
Secondo i più informati, la Succurro potrebbe già avere in tasca un accordo preliminare col Presidente dimissionario e di nuovo candidato: se eletta con una maggioranza targata Roberto Occhiuto, passando soprattutto da un incarico assessorile, lascerebbe con più facilità le cariche che oggi detiene. Di sicuro, per come siamo abituati a conoscerla, sarà difficile che siederà in un consiglio regionale con la semplice carica di consigliera, seppur di maggioranza. Un consigliere regionale ha sì un cospicuo stipendio, più corposo di quello di un sindaco e sicuramente anche più importante di quello di un presidente di Provincia, ma un semplice consigliere regionale non ha quella cosa che in politica è dirimente: il potere. Ed è il potere che affascina la dott.ssa Succurro, non solo lei, è chiaro. Il potere di decidere, il potere di manovrare per cambiare le cose, dare priorità, dettare la propria linea, tratteggiare un percorso; insomma, essere il vertice di un assessorato potrebbe essere la merce di scambio più succulenta per lasciare le cariche che oggi ricopre. Sempre se i numeri saranno così congrui da potersi permettere di alzare la voce, ovviamente.
Senza storia l'altro eventuale scenario: un successo personale della Succurro che diventerebbe consigliera regionale, ma di minoranza, con un presidente eletto di nome Tridico. Questo cosa significherebbe? Significherebbe, a nostro giudizio, che rimarrebbe a fare la sindaca a San Giovanni in Fiore, continuando ad esercitare i poteri che oggi ha, anche da Presidente della Provincia di Cosenza e Anci.

Dall’altra parte, c’è un non più giovane sindacalista, Giovanbattista Nicoletti, che si è fatto le ossa attraverso le tante battaglie sindacali. Lui la politica l’ha combattuta e tenta, come hanno fatto altri suoi colleghi prima di lui, di fare un percorso che lo porterebbe dall’altra parte. Ma egli sa bene che il ruolo da sindacalista è assai diverso da quello di consigliere regionale. Di recente ha dichiarato: “Voglio continuare, se eletto, a fare il sindacalista anche in consiglio regionale”. L’intento, in sostanza, è quello di fare gli interessi degli ultimi, di chi è in cerca di un lavoro, di chi è precario da sempre, di chi subisce vessazioni, di portare le istanze inerenti la mancanza di sanità pubblica nelle aree più disagiate come la nostra. Insomma, combattere il potere dall’interno ed essere promotore di soluzioni alle tante istanze che affliggono questa, come tante altre aree calabresi che piano piano stanno diventando luoghi fantasma, dove chi testardamente ha scelto di viverci sa di aver fatto una scommessa a perdere.
Domenico Lacava, da consigliere comunale di opposizione in quota PD, dal canto suo dice di essersi candidato alle regionali per dovere di partito: "Sono stato chiamato dai vertici del mio partito e ho subito dato la mia disponibilità". L’avvocato Lacava sta vivendo questo suo impegno in consiglio comunale come una sorta di combattente con le armi spuntate, come altri suoi colleghi. Poco si può fare dalla minoranza, ma quel poco che egli fa, lo fa rispettando le sedi e le istituzioni che le rappresentano. Quasi sempre presente in consiglio, in queste elezioni Domenico è chiamato anche a dimostrare, forse, la cosa più importante per il più grande partito della sinistra: quanto pesa a San Giovanni in Fiore il PD, dopo le note vicende che ne hanno lacerato finanche la sostanza?

Poi ci sono i cosiddetti "cani sciolti", che, per la loro esperienza nella politica, non hanno nessun interesse in questa fase a dare consenso ai tre candidati locali. Sono questi coloro i quali hanno già aperto le porte del paese ad altri "santini": più o meno nascosti o palesandosi alla chetichella, cercano il consenso forse per favori ricevuti, per antiche amicizie, o forse anche perché dei tre non digeriscono nessuno, o anche perché alle comunali forse riceveranno lo stesso favore che oggi essi faranno. In politica ci sta tutto e il contrario di tutto.
Noi, da sempre, sottolineiamo, per come scrivevo sopra, che chi ha scelto di vivere in questo luogo ha fatto da tempo una scommessa a perdere. Di libertà di coscienza e quindi di voto ce n’è veramente poca, tanta è invece l’ipocrisia di chi sa che, col proprio consenso o la propria indicazione, permetterebbe, forse, a un figlio di questa terra di rappresentare il proprio territorio, come peraltro è avvenuto in passato, ma la strategia consiglia di non esporsi.

Ma noi parliamo con la regola del buon senso, di chi ancora pensa che la politica sia sì anche onestà, sia sì anche preparazione, ma sia soprattutto confronto: un confronto che concorra a migliorare le attuali condizioni. Quindi, non protagonismo fine a sé stesso: "Ho ragione io, gli altri non servono", ma prendiamo il meglio da ogni squadra, come si fa per le nazionali di ogni sport, e raggiungiamo risultati che possano accontentare la maggioranza di chi governiamo. Solo così finiranno le minacce, le querele, le intimidazioni, più o meno velate. Solo così si potrà costruire un luogo dove restare, incoraggiando gli altri anche a tornare.
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