Primarie di coalizione - una via possibile per scegliere un candidato da contrapporre ad Ambrogio - l'autosufficienza non ce l'ha nessuno!
- Prl Notizie dal Territorio - S. Audia - giornalista

- 11 minuti fa
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di Salvatore Audia
È inutile continuare, come si è fatto nel recente passato, a prendere per i fondelli gli elettori che, in un possibile secondo turno (ballottaggio), sarebbero chiamati di nuovo a scegliere tra Ambrogio e il possibile altro/a.

Sì, perché, per come io percepisco la situazione, fermo restando le componenti che scenderebbero in campo oggi — e preferisco non fare nomi di candidati possibili, ovviamente per non farli a vanvera — oggi un candidato che possa battere al primo turno l’armata Ambrogio/Succurro non lo intravedo, neanche se guardassi con una lente d’ingrandimento. Troppe le divisioni.
Meno nel centrodestra, direi, al netto dell’affaire FdI, con la cacciata di Cocchiero: questione che, volere o volare, si risanerà nell’approssimarsi delle urne. Le divisioni più palpabili, invece, permangono nell’altro campo; qui, direi, quasi insanabili.
Precisiamo: l’altro campo, in realtà, sarebbero due, ed entrambi potrebbero arrivare a un ballottaggio. Quello per cui si fa riferimento ad Antonio Barile e l’altro, quello che gira intorno al “Comitato 18 gennaio”, nel quale al centro è chiara la figura di richiamo che è Mario Oliverio, che raccoglie i delusi, i fuoriusciti, i “cacciati” dal Partito Democratico.
Stando alle ultime uscite del rappresentante del PD locale, e cioè l’avv. Domenico Lacava, che (non lo ha ancora ufficializzato) pare sia orientato ad aderire al progetto cosiddetto dei “10 volenterosi/preparati”, guidato da Antonio Barile, dove troverebbe anche Giovambattista Benincasa, ex Fratelli d’Italia (già data a suo tempo la sua adesione).

Intorno poi rimangono alcune altre frange, “campetti”, direi “orticelli” fine a sé stessi, che serviranno solo a farsi stampare il simbolo sulle schede ma che, alla fine, dovranno piegare o dalla parte di Ambrogio o dalla parte di Ambrogio (ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale).
Ora, io non ho chiesto a nessuno e, quindi, non sono a conoscenza se la segreteria del Partito Democratico, ai vari livelli, seguirà le decisioni di Lacava o meno, autorizzando l’utilizzo del simbolo. Anche perché, se non dovesse seguirle, dall’altra parte si ritroverebbe a dover trattare, ammesso sempre che lo voglia fare, con il “Comitato 18 gennaio” o, tutt’al più, senza piegare né da una parte né dall’altra, proverebbe a disintegrarsi definitivamente, tentando la traversata solitaria col mare in tempesta.
Credo che la parola autosufficienza, per tentare di arrivare a vincere al primo turno, ad oggi non possa permettersela nessuno, compreso il centrodestra che, a detta dei più, rimane il “potere da spodestare” o da abbattere.
Allo stesso modo, è un’impresa anche arrivare al ballottaggio, col rischio che chi non ci arriva, per fare un dispetto o per restituire un dispetto, sotto sotto darà indicazioni a votare per il candidato opposto.

Quale potrebbe essere una via d’uscita? Non accordarsi tra componenti per farsi poi a pezzi per scegliere un candidato, ma tentare la via delle primarie di coalizione. Si darebbe la parola agli "iscritti e non", ai "simpatizzanti e non", o comunque agli elettori, i quali sceglierebbero loro il candidato ritenuto più all’altezza. Solo così i cittadini non si sentirebbero tirati per la giacchetta.
La responsabilità di questa scelta potrebbe portare addirittura a vincere al primo turno. La sintesi, anche se vi sembra banale, resta sempre quella: uniti si vince, divisi ci si trasforma in fratelli coltelli che, pur di non far prevalere la ragione dell’altro, farebbero il solito gioco sporco, aiutando il nemico a vincere la guerra.
Le primarie non sono una banalità, se si volesse davvero bene a questa comunità, come da tante tribunette sento dire, io, sulla possibilità di utiliozzarle per scegliere un candidato con questo strumento, un minimo di ragionamento lo farei. Il tempo c’è.
Buon Natale dalla redazione






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